LIBERTÀ: Trasgressivi con una voglia di raccontarsi. Le proposte dei giovani artisti che popolano "In-Contemporanea"
16/02/99 10:17 Archiviato in: QUOTIDIANI
A fine secolo i giovani autori sentono ancora il bisogno di ripercorrere le grandi vene trasgressive del secolo.
E un po' come se volessero portarle a termine, reimpossessarsi di filoni storici o più recenti dell'espressione artistica, scaravoltarli dall'interno. Forse per liberarsene per sempre prima di esperire il Nuovo.
E così li ritroviamo spesso a muoversi nell'immensa ma inevitabile regione dell'espressionismo, astratto e non. Da cui c'è però bisogno di uscire. La spinta a raccontarsi, penetrando nei linguaggi storici come se fosse la prima volta, con sovrana noncuranza per la ricerca spinta, la si ritrova nei primi tre autori in mostra a “UNO A UNO giovani artisti In-Contemporanea”.
La rassegna a tappe, iniziata qualche giorno fa, nasce da un'iniziativa privata di due studi grafici e si propone in spazi diversi: via Castello e via Campagna. In via Campagna, allo spazio Kukampiès (ex-studio di Davide Galli), espone Elisabetta Casella.
Elisabetta, 27 anni, piacentina, alla sua prima personale, pratica le vie dell'informale, con opere pittoriche dalle stesure chiare e neutrali, delle quali germinano macchie scure centrali. Quasi fossero materia fuoriuscita da una sorgente o una ferita che secerne umore scuro. C'è una ragione privata: la perdita di una persona molto cara, racconta l'autrice, una separazione che viene inscenata con un colore non-colore. Il massimo della neutralità è contraddetto da questo tocco funebre, un ganglio vitale malinconico ora più accentuato, ora appena accennato, come a dire l'andamento disuguale dei ricordi. Casella si è diplomata al liceo artistico sperimentale e ha conseguito un diploma in pittura e restauro all'Accademia "Galli" di Como. Questo studio sul restauro torna nella preparazione dei fondi, gessati, stesi in sovrapposizione. Siamo nell'alveo dell'espressionismo portato sul piano della materia.
Allo studio Motion 3 di via Castello l'operazione è diversa ma affine. Emilio Solenghi e Juna Villa fondono il loro lavoro enfatizzando il gioco delle contaminazioni. C'è arte di strada, musica hardcore punk, graffitismo. fumettistica underground.
Juna, che abita a Gragnano, lavora su diapositive con colore puro, attraverso innesti che tendono a comporre forme biologiche, geometrico astratte. «E' il colore che fa da sé -spiega lei -o meglio è la chimica che agisce». La chimica come veicolo di unità tra i corpi, le forme e la natura.
Emilio Solenghi ripropone ancora una storia, la sua, con figure dal taglio secco, contrapposizioni forti di tinte, lo squillare dell'acrilico, un dinamismo sincopato. Ecco figure ironiche legate ad un percorso evidentemente contro-culturale, anarchico, dove dominano occhi giganti, bianchi, con pupilla puntiforme alla Homer Simpson.
Gli artisti preferiti di Solenghi, inutile dirlo, sono Keith Haring, Basquiat e il nostro Nello Vegezzi, da cui assume un certo scapigliato primitivismo dell'immagine.
«Così nascono le mie creature -scrive Emilio -mostri, pseudo esseri umani su materiali di recupero, compensato abbandonato, sfondo di cementite. La sua disincantata parola d'ordine è: "La violenza genera mostri e l'amore li moltiplica".
Aspettiamo altre prove, di là dal guado dei debiti storici.
I prossimi appuntamenti con “In-Contemporanea” sono fissati dal 20 febbraio al 1°marzo. In agenda due mostre; allo studio Davide Galli di via Campagna 18 (inaugurazione ore 17) espongono Chiara Gabbiani e Marco Fumi. Allo studio Motion 3 di via Castello 29/A (inaugurazione ore 18.30) è la volta di Giorgia Castignoli. Altre che tappe della rassegna si svolgono in marzo con Manuela Bruschini; Tatiana Tibaldi, Paola Piazza e Cristina Bisi. Da dove si vede la predominanza delle ricerca al femminile.
Patrizia Soffientini
tratto da: Libertà quotidiano di Piacenza
E così li ritroviamo spesso a muoversi nell'immensa ma inevitabile regione dell'espressionismo, astratto e non. Da cui c'è però bisogno di uscire. La spinta a raccontarsi, penetrando nei linguaggi storici come se fosse la prima volta, con sovrana noncuranza per la ricerca spinta, la si ritrova nei primi tre autori in mostra a “UNO A UNO giovani artisti In-Contemporanea”.
La rassegna a tappe, iniziata qualche giorno fa, nasce da un'iniziativa privata di due studi grafici e si propone in spazi diversi: via Castello e via Campagna. In via Campagna, allo spazio Kukampiès (ex-studio di Davide Galli), espone Elisabetta Casella.
Elisabetta, 27 anni, piacentina, alla sua prima personale, pratica le vie dell'informale, con opere pittoriche dalle stesure chiare e neutrali, delle quali germinano macchie scure centrali. Quasi fossero materia fuoriuscita da una sorgente o una ferita che secerne umore scuro. C'è una ragione privata: la perdita di una persona molto cara, racconta l'autrice, una separazione che viene inscenata con un colore non-colore. Il massimo della neutralità è contraddetto da questo tocco funebre, un ganglio vitale malinconico ora più accentuato, ora appena accennato, come a dire l'andamento disuguale dei ricordi. Casella si è diplomata al liceo artistico sperimentale e ha conseguito un diploma in pittura e restauro all'Accademia "Galli" di Como. Questo studio sul restauro torna nella preparazione dei fondi, gessati, stesi in sovrapposizione. Siamo nell'alveo dell'espressionismo portato sul piano della materia.
Allo studio Motion 3 di via Castello l'operazione è diversa ma affine. Emilio Solenghi e Juna Villa fondono il loro lavoro enfatizzando il gioco delle contaminazioni. C'è arte di strada, musica hardcore punk, graffitismo. fumettistica underground.
Juna, che abita a Gragnano, lavora su diapositive con colore puro, attraverso innesti che tendono a comporre forme biologiche, geometrico astratte. «E' il colore che fa da sé -spiega lei -o meglio è la chimica che agisce». La chimica come veicolo di unità tra i corpi, le forme e la natura.
Emilio Solenghi ripropone ancora una storia, la sua, con figure dal taglio secco, contrapposizioni forti di tinte, lo squillare dell'acrilico, un dinamismo sincopato. Ecco figure ironiche legate ad un percorso evidentemente contro-culturale, anarchico, dove dominano occhi giganti, bianchi, con pupilla puntiforme alla Homer Simpson.
Gli artisti preferiti di Solenghi, inutile dirlo, sono Keith Haring, Basquiat e il nostro Nello Vegezzi, da cui assume un certo scapigliato primitivismo dell'immagine.
«Così nascono le mie creature -scrive Emilio -mostri, pseudo esseri umani su materiali di recupero, compensato abbandonato, sfondo di cementite. La sua disincantata parola d'ordine è: "La violenza genera mostri e l'amore li moltiplica".
Aspettiamo altre prove, di là dal guado dei debiti storici.
I prossimi appuntamenti con “In-Contemporanea” sono fissati dal 20 febbraio al 1°marzo. In agenda due mostre; allo studio Davide Galli di via Campagna 18 (inaugurazione ore 17) espongono Chiara Gabbiani e Marco Fumi. Allo studio Motion 3 di via Castello 29/A (inaugurazione ore 18.30) è la volta di Giorgia Castignoli. Altre che tappe della rassegna si svolgono in marzo con Manuela Bruschini; Tatiana Tibaldi, Paola Piazza e Cristina Bisi. Da dove si vede la predominanza delle ricerca al femminile.
Patrizia Soffientini
tratto da: Libertà quotidiano di Piacenza