Davide Galli

vita 2.0:
abitare e lavorare nell'appennino

Davide Galli

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Davide Galli

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COS’ERA


Un mestiere e una scelta che mi porto dentro da sempre.
Un percorso iniziato quasi senza rendermene conto.

Mi sembrava normale che in cucina mia madre, grafica esecutivista, avesse un tavolo luminoso in legno e che in bagno ci fosse la camera oscura con un’ingranditore Durst in ghisa.
Solo dopo ho scoperto che non tutti giocavano con i fogli di trasferibili quando erano quasi esauriti, riconoscendo i nomi dei fonts della Letraset e della R41. Bello il Subbuteo, ma molto di più ridisegnare tutti i tabelloni pubblicitari in cartoncino da mettere a bordo campo.
E 90° MINUTO per me non trasmetteva le sintesi delle partite ma tanti loghi da ridisegnare.

Un quaderno di Geografia doveva essere impaginato con una gabbia coerente, con i nomi degli Stati e dei Continenti fatti sempre con lo stesso carattere con il fondo della bandiera, nella stessa posizione e della stessa dimensione.
Chili e chili di fumetti, di personaggi sviluppati, ambientati, sceneggiati. In ogni quaderno, foglio e angolo bianco disponibile.

Talmente tanta carta che mio nonno la comprava a rotoli direttamente in cartiera.
E un fedele Spectrum Plus da programmare prima in Basic e poi in Linguaggio Macchina, ma sempre in un’unica direzione: draw, ink color, bgcolor. Grafica rudimentalissima e magica. Un videogioco, “Il Postino”, finì addirittura sulla rivista su musicassetta Load ’n’ Run e mi pagarono 50.000 lire.
A 11 anni sapevo già che avrei voluto frequentare Arti Grafiche all’Istituto d’Arte di Parma. E non volevo saperne del nuovo Liceo Artistico di Piacenza a numero chiuso. Mi sono iscritto solo sperando di non venir preso così i miei sarebbero stati costretti a mandarmi a Parma. Ma sono arrivato 3° sul oltre 100 domande. È bastato un patto: “in qualsiasi altra scuola mi farò bocciare” ho detto. Nel 1986, a 14 anni, mi son ritrovato su un treno tutti i giorni. Sveglia alle 5.45. Piacenza - Parma; Parma - Piacenza. Giorno per giorno, ora per ora, insegnante per insegnante, compagno per compagno, una fabbrica di stimoli continui. Esplosione di creatività indimenticabile. Esperienza di vita unica che rende diversi per sempre.
Energia che andava sfogata e incanalata subito. E quindi loghi, locandine, manifesti per la squadra di pallavolo in cui giocavo, per la politica (sanguigna militanza giovanile, tra il Toschi e Piacenza), per gli amici e per qualsiasi iniziativa in cui mi buttavo a capofitto. Gli allestimenti dei giganteschi Festival Provinciali dell’Unità sulle mura di Piacenza, prima come assistente scenografo e pittore sotto la direzione di artisti come William Xerra e Mauro Fornari (per i quali ho fatto anche il tiratele e l’assistente in altri progetti) e poi come giovanissimo direttore artistico. Allestimenti che mi hanno fatto conoscere Diego Maj di Teatro Gioco Vita, per ritrovarmi ancora studente giovanissimo assunto in un’impresa culturale di respiro internazionale. Per realizzare spesso scenografie su progetti di Lele Luzzati e Andrea Rauch.
Macchinista, tecnico, costruttore di sagome per il teatro d’ombre e di oggetti di scena per gli spettacoli della compagnia, nella chiesa-laboratorio di San Bartolomeo, dove mi è stata data una stanza nell’antica sagrestia da usare come laboratorio personale di grafica e pittura che ho condiviso per un breve periodo con il visualizer Renato Sorrentino.
La scuola è così finita senza che quasi me ne accorgessi e il giorno finale della Maturità sono entrato al colloquio finale con la commissione per primo, dato che dovevo tornare di corsa a Piacenza dove stavo lavorando a un maxiallestimento in Piazza Cavalli per l’Estate Culturale. Il servizio militare obbligatorio, fatto ovviamente come obiettore di coscienza, con la vecchia legge dei 18 mesi trascorsi all’Arci dove mi sono inventato Arci Grafica realizzando l’allora popolarissima rivista JAM (5000 copie di una primordiale guida agli appuntamenti culturali e musicali di PC e provincia) con la quale sono riuscito a finanziarmi l’acquisto del primo Mac LCII con scanner, stampante laser, monitor 13” a milioni di colori e lettore di dischi removibili SyQuest da 44 Mb. Di giorno grafico-obiettore e di notte grafico per Teatro Gioco Vita.

Una visibilità che spinse Massimo Tirotti, direttore dell’Unità Operativa Cultura del Comune di Piacenza a farmi aprire una partita IVA per partecipare alla gara quadriennale per l’Assessorato alla Cultura. Avevo 22 anni, lavoravo a teatro già da 6 (periodo di oltre 8 anni, che provo a raccontare per immagini in questa galleria foto) e lo studio grafico DAVIDE & GALLI era partito senza che quasi me ne accorgessi. Tanto lavoro, sempre di più, come un vortice, da gestire a volte disegnando a mano, inviando fax dagli alberghi di tutta Europa e non solo dove mi trovavo con le tournée degli spettacoli in cui ero animatore di teatro d’ombre.

Ma da qui iniziano fasi che meritano di essere raccontate in dettaglio. Di come lo Studio Davide & Galli nasce in un’appartamento, per entrare in un’agenzia pubblicitaria e ideare il Borgo della Comunicazione, con cui occuparmi anche di EVENTI e FORMAZIONE, lasciando nella vecchia sede un Centro Culturale Autarchico ed Egocentrico da cui sono nati progetti culturali poliedrici.

Istituto d'Arte P. Toschi