LIBERTÀ: Sulle piste dei fabbricanti del rock
04/06/99 11:01 Archiviato in: QUOTIDIANI
Audiar, una cittadella del disco
Tre sono le sue attività principali: quella di semplice sala di registrazione, aperta a chiunque voglia registrare la propria musica; la creazione di jingles pubblicitari (per cantanti, vedi il recente passaggio di Francesco Baccini, o per clienti importanti: Corriere della Sera, Ford, Zuegg, Les Copains); e la pubblicazione di dischi in proprio. Quattro sono le etichette discografiche, ciascuna con un gruzzoletto di titoli in catalogo, che fanno capo allo studio: a parte Millennio, dedicata alla musica classica (con diversi fiori all'occhiello e grande spazio per compositori ed esecutori piacentini), le altre sono tutte orientate verso il rock: la “storica” Face Records (anni '60, musica mod, garage, lo-fi), Zero Productions (pubblica opere prime di gruppi all'esordio: in catalogo anche i gragnanesi Misfatto) e Audiar, il marchio di punta della casa, specialmente da quando ha stretto un accordo con due multinazionali come Sony (distribuzione) ed Emi (edizioni musicali). A questo si aggiungono le produzioni che lo Studio ha compiuto conto terzi, per Bmg e Cecchi Gori Music (come il primo disco di quest'ultima, il vigoroso “Agitare prima dell'uso” del piacentino Emanuele Terzo).
Con queste credenziali era inevitabile che lo Studio diventasse un punto di riferimento e una palestra per tante rock band piacentine. Inevitabilmente anche per il passato dei due gestori: Bacciocchi, col nome di Tony Face, è stato il batterista dei grandi Not Moving, oltre che una figura delle più rispettate del movimento mod italiano; Rossi, tastierista, ha fatto parte con Silvio Piccioni ed Elena Arcuri dei Brando, raffinato gruppo pop-soul che incise per la Ricordi il 45 giri “Tempi moderni” (e insieme i due hanno suonato nella Tony Face Big Roll Band, artefice di un eccitante singolo acid-jazz). E l'influenza di Audiar sulla vita del rock piacentino è divenuta centrale da quando lo Studio, per conto del Comune organizza il Festival Tendenze, oltre a gestire le varie iniziative legate a questo marchio posseduto al 50 per cento da Audiar e da Davide & Galli (un concorso nazionale che ogni anno pubblica su cd i brani dei vincitori; le mostre dello spazio Tendenze Arte; la rivista Tendenze Magazine, il Tendenze Ska Festival di luglio). Ma dal loro osservatorio privilegiato come giudicano i responsabili di Audiar il “funzionamento” del circuito rock piacentino e di che cosa invece si sente l'urgenza? «In questi anni - dice Giancarlo Rossi - abbiamo visto questa scena evolversi e compiere grandi cambiamenti. Quel che continua a mancare è una vera scuola di musica moderna. Ci sono corsi di specializzazione anche validi, ma tutti rivolti a chi già sa suonare: non c'è una scuola che insegni ai ragazzi a padroneggiare chitarre elettriche e batterie evitando loro di sprecare tempo e fatica da autodidatti. Ma questo è un problema di tutta l'Italia. Io sarei per l'introduzione di strumenti elettrici al Conservatorio».
La parola “audiar”, in latino, suona più o meno come «io sarò ascoltato»: più che un nome un augurio. L'augurio è andato a buon fine: lo studio di registrazione Audiar di Antonio Bacciocchi e Gian Carlo Rossi (da poco affiancati da Charly Schivo, ex produttore dei Sottotono), nato a Pontedellolio nel 1983 e trasferitosi a Piacenza in via Sopramuro 4 anni dopo (nonché “federatosi” con un gruppo di studi grafici e pubblicitari per dar vita alla “cittadella” di servizi nota col nome di “Borgo della comunicazione”), è diventato essenziale nella vita musicale della nostra città.
Tre sono le sue attività principali: quella di semplice sala di registrazione, aperta a chiunque voglia registrare la propria musica; la creazione di jingles pubblicitari (per cantanti, vedi il recente passaggio di Francesco Baccini, o per clienti importanti: Corriere della Sera, Ford, Zuegg, Les Copains); e la pubblicazione di dischi in proprio. Quattro sono le etichette discografiche, ciascuna con un gruzzoletto di titoli in catalogo, che fanno capo allo studio: a parte Millennio, dedicata alla musica classica (con diversi fiori all'occhiello e grande spazio per compositori ed esecutori piacentini), le altre sono tutte orientate verso il rock: la “storica” Face Records (anni '60, musica mod, garage, lo-fi), Zero Productions (pubblica opere prime di gruppi all'esordio: in catalogo anche i gragnanesi Misfatto) e Audiar, il marchio di punta della casa, specialmente da quando ha stretto un accordo con due multinazionali come Sony (distribuzione) ed Emi (edizioni musicali). A questo si aggiungono le produzioni che lo Studio ha compiuto conto terzi, per Bmg e Cecchi Gori Music (come il primo disco di quest'ultima, il vigoroso “Agitare prima dell'uso” del piacentino Emanuele Terzo).
Con queste credenziali era inevitabile che lo Studio diventasse un punto di riferimento e una palestra per tante rock band piacentine. Inevitabilmente anche per il passato dei due gestori: Bacciocchi, col nome di Tony Face, è stato il batterista dei grandi Not Moving, oltre che una figura delle più rispettate del movimento mod italiano; Rossi, tastierista, ha fatto parte con Silvio Piccioni ed Elena Arcuri dei Brando, raffinato gruppo pop-soul che incise per la Ricordi il 45 giri “Tempi moderni” (e insieme i due hanno suonato nella Tony Face Big Roll Band, artefice di un eccitante singolo acid-jazz). E l'influenza di Audiar sulla vita del rock piacentino è divenuta centrale da quando lo Studio, per conto del Comune organizza il Festival Tendenze, oltre a gestire le varie iniziative legate a questo marchio posseduto al 50 per cento da Audiar e da Davide & Galli (un concorso nazionale che ogni anno pubblica su cd i brani dei vincitori; le mostre dello spazio Tendenze Arte; la rivista Tendenze Magazine, il Tendenze Ska Festival di luglio). Ma dal loro osservatorio privilegiato come giudicano i responsabili di Audiar il “funzionamento” del circuito rock piacentino e di che cosa invece si sente l'urgenza? «In questi anni - dice Giancarlo Rossi - abbiamo visto questa scena evolversi e compiere grandi cambiamenti. Quel che continua a mancare è una vera scuola di musica moderna. Ci sono corsi di specializzazione anche validi, ma tutti rivolti a chi già sa suonare: non c'è una scuola che insegni ai ragazzi a padroneggiare chitarre elettriche e batterie evitando loro di sprecare tempo e fatica da autodidatti. Ma questo è un problema di tutta l'Italia. Io sarei per l'introduzione di strumenti elettrici al Conservatorio».
La parola “audiar”, in latino, suona più o meno come «io sarò ascoltato»: più che un nome un augurio. L'augurio è andato a buon fine: lo studio di registrazione Audiar di Antonio Bacciocchi e Gian Carlo Rossi (da poco affiancati da Charly Schivo, ex produttore dei Sottotono), nato a Pontedellolio nel 1983 e trasferitosi a Piacenza in via Sopramuro 4 anni dopo (nonché “federatosi” con un gruppo di studi grafici e pubblicitari per dar vita alla “cittadella” di servizi nota col nome di “Borgo della comunicazione”), è diventato essenziale nella vita musicale della nostra città.